Green Minerals, società che si occupa di attività minerarie in mare, ha annunciato il proprio piano per l’integrazione di Bitcoin nelle proprie riserve. L’obiettivo è quello di diversificare le proprie riserve di valuta estera, citando come motivazione principale le preoccupazioni di natura geopolitica e riguardanti l’inflazione. Il gruppo pianifica di acquistare fino a 1,2 miliardi di dollari in Bitcoin, che dovrà però raccogliere a mercato attraverso diversi canali di finanziamento.
L’annuncio è stato dato direttamente sul sito internet del gruppo – con il CEO di Green Minerals che ha speso parole di apprezzamento per la natura decentralizzata e finita di $BTC come asset.
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Parliamo di una società di diritto norvegese che si occupa principalmente di attività estrattive da un angolo particolarmente attento alla sostenibilità.
In un clima di significativa espansione monetaria, mantenere una situazione patrimoniale bilanciata è più importante che mai. La natura decentralizzata e non inflativa di Bitcoin lo rende un’alternativa attrattiva alle valute fiat. Integrando una strategia di Bitcoin Treasury, non stiamo soltanto mitigando il rischio legato alle valute fiat, ma stiamo anche riconfermando il nostro impegno per l’innovazione finanziaria e la creazione sostenibile di valore di lungo pedino. Questo approccio è particolarmente adatto per una compagnia con un orizzonte di così lungo periodo come Green Minerals.
Questo è il commento del CEo del gruppo Ståle Rodahl, che ha così introdotto nel comunicato stampa l’iniziativa del gruppo che dirige. Ci sarà un tentativo di raccogliere fino a 1,2 miliardi di dollari. Non è chiaro per il momento quali strumenti saranno utilizzati per raccogliere una quantità di capitale così importante. E non è neanche chiaro se si tratti, almeno in parte, di un’operazione pubblicitaria, come diverse ne abbiamo viste nel corso delle ultime settimane, anche da parte di società quotate in Europa.
Ne abbiamo parlato ieri in merito a Wall Street, con un’America che continua a guidare quello che è un trend miliardario di acquisizione di Bitcoin a mercato, a qualunque prezzo e con qualunque canale di raccolta di capitale possibile. Un trend che è stato avviato da Michael Saylor e che ha visto scendere in campo anche Tether, Softbank e Bitfinex con Twenty One Capital. Soltanto ieri poi ProCap di Anthony Pompliano ha annunciato il suo primo acquisto per quasi 400 milioni di dollari.
C’è poi anche Metaplanet, in Giappone, a spingere sul gas degli acquisti di Bitcoin seguendo una strategia molto simile a quella di Saylor, così come ci sono altre società sempre quotate ma di dimensioni ridotte che stanno cercando di seguire la stessa strada.
È il caso di Vanadi in Catalogna – con uno dei programmi però che ha lasciato più interdetti gli specialisti, date le dimensioni annunciate del programma rispetto alle effettive risorse del gruppo.
In Italia invece non si muove nulla. È noto l’acquisto da parte di un popolare gruppo bancario, effettuato però per conto di clienti facoltosi e non a scopo di riserva diretta. Un trend che arriverà anche qui, al di sotto delle Alpi? Difficile, data anche la configurazione del mercato dei capitali italiano, del quale abbiamo parlato nell’ultimo numero del nostro Magazine.
Sarà un gioco condotto ancora altrove – con il nostro Paese che anche per questo ultimo trend rischia di rimanere al palo, ingabbiato da un conservatorismo finanziario che si trascina avanti forse da troppo tempo.
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