Editoriale

Bitcoin è quasi MORTO! Lo abbiamo AMMAZZATO NOI! Facciamo ancora in tempo a salvarlo: ecco come

Questa volta il funerale lo facciamo noi, che ne siamo gli assassini. E che possiamo riportarlo in vita.
4 giorni fa
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Con Bitcoin che da 40 giorni non scende sotto i 100.000$ ci sarebbe di che festeggiare. Ci sarebbe da chiudere entrambi gli occhi, godersi la brezza e stamparsi in faccia quel ghigno da ve l’avevo detto io. Invece, essendo degli inguaribili bastian contrari, ci prendiamo qualche minuto per leccarci qualche ferita.

Sì, perché l’incredibile corsa sopra i 100.000$ è stata anche frutto di un patto con il Diavolo. Un rigettare almeno una delle facce di Bitcoin, probabilmente la più importante. La più importante non solo per chi vi scrive, ma anche per chi Bitcoin lo ha messo insieme, e poi lo ha spinto, e poi lo ha diffuso, e dopo ancora lo ha reso una creatura immortale.

Stiamo perdendo la battaglia più importante: da un lato noi – o almeno chi senza grosse pretese vi sta scrivendo – dall’altra chi vuole neutralizzare Bitcoin trasformandolo in oro digitale e poco più. Niente di meno eccitante, niente di meno rivoluzionario, niente di più innocuo per quei nemici che Bitcoin indica, per nome e cognome, nel suo whitepaper.

Abbiamo perso una battaglia. Speriamo di non aver perso la guerra

Chi è stato in coma negli ultimi 2 anni avrà enorme difficoltà a capire cosa sia successo. Larry Fink, a capo di BlackRock, parla con convinzione di un Bitcoin assicurazione contro la gestione fiscale spericolata, anche degli USA.

Chi vi ha vomitato addosso le peggiori accuse – come ricorda qui il direttore Alessio Ippolito nella sua ottima newsletter – oggi appare pentito.

Wall Street, che fino a pochi mesi fa ci trattava come degli avanzi di galera (nella migliore delle ipotesi) ora ci stende tappeti rossi che neanche lo scià di Persia.

E anzi, ci dice di custodire i nostri risparmi in Bitcoin in un comodo ETF. Costa poco, è sicuro, non dovete neanche preoccuparvi delle chiavi.

Sì, sembrerà un’avvelenata di quelle che nascono dopo lunghi periodi di lateralizzazione, ma non lo è. E qui, grazie allo spazio e alla piena libertà di espressione che la proprietà di Criptovaluta.it® mi concede, proverò a spiegare le mie ragioni.

Una vittoria di Pirro

Il povero Pirro non solo vinse rimettendoci, ma vinse così tanto da diventare il sinonimo di scemo che vince perdendo e del quale ci ricordiamo a 2.000 anni di distanza. Ecco, il problema è che i prossimi Pirro potremmo essere proprio noi. E chissà se i nostri pro-nipoti, nel 4.000, si ricorderanno di noi come di quei topi che, ingolositi dal formaggio, finiscono puntualmente in trappola.

  • Una sola faccia della medaglia, quella più innocua

Bitcoin è una medaglia con due facce. Una è di gran lunga più presentabile: è un asset limitato, con un’emissione controllata, che svolge egregiamente il suo ruolo di oro digitale. Di più: è molto difficile da sequestrare, non si deteriora, custodirlo costa poco o nulla (per chi sceglie gli ETF un misero 0,20%-0,25% annuo).


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È la faccia della medaglia che piace di più: non offende nessuno, non preoccupa i potenti, non cambia nulla del mondo in cui viviamo. Sarà un’affermazione forte, ma non è che si sentisse così tanto il bisogno di un nuovo asset sinonimo di gain di lungo periodo. Ce ne sono a bizzeffe, e non è questa la particolarità di Bitcoin.

A rendere Bitcoin molto particolare è l’altra faccia della medaglia. Quella punk, quella più impresentabile, quella che tutti hanno vergogna a raccontare ora che siamo nel salotto buono della finanza.

  • L’altra faccia, quella rivoluzionaria

Non siamo il bollettino di qualche gruppetto di insurrezionalisti, ma se non avessimo creduto almeno un po’ nella natura vera di Bitcoin, probabilmente non avremmo mai speso tempo, denaro, sudore e fatica per animare Criptovaluta.it.

Ci abbiamo creduto. Ci crediamo e continueremo a crederci. A cosa? All’altra natura di Bitcoin, quella di sistema monetario libero, neutrale, indipendente, impossibile da censurare e aperto a tutti. Anche e soprattutto a chi non ci piace. Anche e soprattutto agli esclusi dal sistema monetario tradizionale, vuoi perché brutti ceffi, vuoi perché invece nati in un paese sottoposto a sanzioni.

Bitcoin vuol dire da sempre, dal suo primo giorno di esistenza, anche questo. Rigettare un sistema di trasferimento di valore che è fatto di ostacoli, di pregiudizi (perché un grafico siriano non può partecipare al mercato del lavoro globale e farsi pagare?) e dell’utilizzo del pane, indurito da cuori altrettanto induriti, come manganello.

Bene, signore e signori, questa guerra la stiamo perdendo. Perché vuoi per fatica, vuoi perché nei salotti buoni è malacreanza mettersi a fare casino, abbiamo vergogna anche noi di raccontare ciò che Bitcoin è davvero.

Se è vero che tutti possono comprarlo – e che come abbiamo sostenuto su queste pagine che quel tutti include anche i grandi fondi – è altrettanto vero che senza l’altra faccia della medaglia, quella più da scantinato, Bitcoin non sarebbe Bitcoin.

Decongelate Bitcoin

Su questo punto potremmo spendere milioni di righe e prenderci altrettanti insulti. Dato che però non abbiamo mai avuto paura delle reazioni del pubblico e che ci siamo sempre battuti per dire la nostra, lo faremo anche questa volta.

Liberate Bitcoin da quelle tristi prigioni che chiamate wallet. Spendetelo, regalatelo a chi non lo ha mai utilizzato, partecipate a iniziative di beneficienza nell’altro capo del mondo, sprigionate la sua potenza vera.

Perché a voler essere ottimisti non abbiamo ancora perso la guerra, perché abbiamo un potente attrezzo di libertà che facciamo ancora in tempo a utilizzare come arma finale. Senza fare morti, se non quelli metaforici delle prigioni monetarie alle quali siamo costretti.

Perché sarà anche un sacco bello avere un asset che non esisterà mai in più di 21 milioni di unità. Ma questo è nulla rispetto ad avere un denaro libero, neutrale e che fa l’unica cosa per cui è nato il denaro vero: essere speso, ovunque, perché superiore tecnologicamente e anche moralmente.

Quando Hal Finney scriveva il suo leggendario tweet, running Bitcoin, mai si sarebbe immaginato che noi l’avremmo fatto correre tra le braccia degli anestesisti di Wall Street, del Congresso e anche della politica nostrana.

Bitcoin è mas que una riserva di valore. E se sentite ripetere allo sfinimento questa sua caratteristica, sapete di avere due possibili alternative:

  • O avete un interlocutore che ne sa poco
  • Oppure avete davanti un anestesista

C’è ancora però possibilità di defibrillare, di riportare alla vita, di rivendicare con orgoglio da dove arriviamo e dove vogliamo andare. Perché se è vero che oggi stiamo facendo tappa a Wall Street, è altrettanto vero che arriviamo, senza vergognarcene, anche da Silk Road.

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

Vedi Commenti

  • suggerisco di fare più articoli su Lightning Network, sui posti che lo accettano . basta linkare BTC map - e scrivere delle guide dettagliate sui vari wallet LN.
    Probabilmente il 90% dei lettori non sa nemmeno cos'è!

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