DeFi

La Belle Époque della DeFi: una nuova struttura “invisibile”, aperta alle istituzioni e capace di attrarre miliardi in capitali

La DeFi sta diventando un'infrastruttura back-end per la finanza tradizionale, mentre gli utenti non si rendono nemmeno conto di usarla
6 giorni fa
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Dal 2020 ad oggi il concetto di DeFi è sempre stato affiancato ad una serie di attività finanziarie estremamente complesse e  lontane dalle logiche degli investimenti tradizionali. Questo settore è stato popolato fino ad ora solo ed esclusivamente da degen crypto nativi, escludendo una larga fetta di utenti che, bloccati da una barriera conoscitiva troppo elevata, non ne hanno mai compreso le potenzialità.

Adesso però, stiamo vivendo una profonda evoluzione, con la DeFi che fa il grande passo e si apre finalmente al mondo reale, in modo quasi “invisibile”.

Grazie ad una nuova interconnessione tra protocolli decentralizzati e broker istituzionali, la DeFi sta diventando parte integrante dell’infrastruttura finanziaria globale. Una tendenza in cui i capitali passano  all’interno dei meccanismi della finanza decentralizzata, senza che sia più necessario esporsi direttamente agli aspetti tecnici della tecnologia. Tutti possono ormai beneficiare dei vantaggi della DeFi e migliorare l’efficienza di miliardi di dollari di capitali. 

Se non sai di cosa stiamo parlando, ti consiglio di dare un occhiata a questa fantastica puntata del podcast di Criptovaluta.it, che abbiamo preparato per i nuovi arrivati nel mondo crypto.

La DeFi sta cambiando: cresce e diventa sempre più invisibile

Poco fa la società di analisi blockchain Artemis ha pubblicato un interessantissimo report che guarda allo stato di salute del mercato DeFi. Ne emerge una nuova realtà, lontana dalle classiche attività decentralizzate che conosciamo, relegate prettamente ad un pubblico di nicchia iperspecializzato. Ora tutte quelle complessità tipiche del contesto della DeFi ( pool, smart contract, gas fees, wallet, ecc) vengono di fatto “astratte” e portate su un piano molto più semplice ed accessibile anche ad operatori non-tecnici.

Possiamo affermare che la capacità di generare rendimento on-chain è stata allargata anche ad una platea di carattere istituzionali. Oggi troviamo grandi società crittografiche che permettono ai grossi capitali “pettinati” di usufruire delle opportunità di yield offerte dalle varie applicazioni di lending e borrowing, senza dover interagire direttamente con interfacce complesse. La scomoda figura dell’intermediario, apre le porte ad una nuova era dell’efficienza del capitale, a cui partecipano anche i grossi gestori di Wall Street.

È un po ‘ come l’interruttore della luce dentro casa: cliccando un bottone sappiamo che accendiamo/spegniamo la luce, senza doverci preoccupare del funzionamento sottostante della rete elettrica. Allo stesso modo, oggi è possibile entrare in DeFi pur non conoscendo i dettagli tecnici che la rendono possibile. Per questo parliamo di DeFi “invisibile, che viene utilizzata silenziosamente, ma che cresce ad un ritmo più rapido che mai. Benvenuti nella Belle Époque della finanza moderna.

Un nuovo modello DeFi che passa per le istituzioni centralizzate: i casi più rilevanti

Non è di certo una novità che gli istituzionali siano interessanti ad entrare nel mondo crypto, ma mai ci saremmo aspettati una foga simile anche per quanto riguarda la DeFi. Il merito è di piattaforme come Coinbase, che di recente ha trovato un modello disruptive per portare Bitcoin all’interno dei money market on-chain. In pratica gli utenti istituzionali ad alto patrimonio possono accedere alla divisione Coinbase Prime, depositare BTC ed utilizzarlo (sempre dall’interfaccia del CEX) come collaterale all’interno dei protocolli di lending decentralizzati.

Un altro caso di istituzionalizzazione della DeFi arriva dalle DApps come Aave, Spark, Maple FInance e Morpho, che in stretto contatto con le società di gestione patrimoniale ed i market maker, offrono rendite interessanti su stablecoin come USDC. Si parla di tassi compresi tra il 4% ed il 9%, che battono ad occhi chiusi i classici premi sul mercato delle obbligazioni statunitensi. Dal 2025 il settore del lending ha visto un grosso boost nei depositi on-chain, proprio grazie a questo nuovo trend.

Depositi piattaforme di lendingFonte dati: https://x.com/artemis

Tra l’altro questa liquidità messa a disposizione dalle istituzioni, non rimane solo ferma a maturare interessi ma può essere utilizzata in modo produttivo per ulteriori attività.  I vantaggi sono così palesi che anche i grandi gestori di spicco della TradFi come Cantor Fitzgerald hanno iniziato a collaborare con le piattaforme DeFi, mettendo a disposizione fino a $2 miliardi di capitali. Siamo così dunque all’inizio di una nuova era, che si prospetta interessante per entrambi i fronti, e che porterà probabilmente l’efficienza del denaro ad un nuovo stadio, sempre più interconnesso con gli asset reali.

Contro la filosofia delle criptovalute: con gli istituzionali la nostra libertà è a rischio?

Sicuramente i degen più affiatati non saranno di certo felici di vedere un mondo DeFi che viene sommerso da tutte quelle società tradizionali che fino a poco fa era viste come il nemico n°2 da combattere, dopo le valute fiat. Gli stessi non sono stati neppure entusiasti di vedere sbarcare Bitcoin ed Ethereum presso le piazze regolamentate di Wall Street con l’introduzione dei primi fondi quotati in borsa. Purtroppo o per fortuna però, questa è la realtà, e la direzione che sembra prendere l’intero ecosistema crittografico.

Di per sé, dal modesto punto di vista di chi vi scrive, la presenza di BlackRock, Franklin Templeton e Cantor Fitzgerald non è un male, anzi. La loro notorietà ed i loro evidenti capitali possono contribuire ad accelerare il percorso di crescita della DeFi e a diffondere l’adozione su più fronti. Pensate se il lending on-chain venisse integrato come forma di yield all’interno dei piani pensionistici 401(k) o nei fondi misti di investimento offerti ai privati. Sarebbe la svolta per questo settore..

Quello che c’è da difendere piuttosto, non è la condizione di accesso elitario ( nel senso di chi sa come utilizzare la DeFi) ma la possibilità di poter scegliere e rimanere pseudo-anonimi agli occhi esterni. Chiunque può utilizzare la DeFi se ha le condizioni per farlo, anche il vostro peggior nemico,  è una condizione innata del settore. Ciò che non deve assolutamente succedere, è il contrario: dove l’accesso viene proibito o concesso a pochi, con la scusa noiosa ed odiosa di “proteggere gli investitori”Questa è una giungla, e come tale deve rimanere.

Alessandro Adami

Laureato in "Informazione, Media e Pubblicità", è un giornalista iscritto all'albo dei pubblicisti, esperto in materia di finanza decentralizzata ed applicazioni web3. Investe e segue da vicino gli sviluppi dei progetti Ethereum e Chainlink.

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