DeFi

Bitcoin in DeFi: tutte le soluzioni per rendere produttivo BTC fuori dalla chain originale

Bitcoin arriva anche in DeFi, grazie a questi strumenti innovativi, ma anche rischiosi.
6 giorni fa
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In un settore DeFi alla costante ricerca di migliorare la produttività degli asset on-chain, trova spazio anche Bitcoin con le sue varie rappresentazioni non-native. Parliamo di token che replicano il valore di BTC su altre blockchain e lo rendono compatibile con l’ecosistema della finanza decentralizzata, tramite soluzioni wrapped o di liquid restaking. Grazie a questi “stratagemmi”, la principale criptovaluta può essere impiegata in una serie di attività che sulla chain nativa sarebbero impossibili, come ad esempio lending e staking.

Ovviamente tutto questo movimente, sebbene possa sembrare ragionevolmente interessante, comporta anche dei rischi di controparte che non dovrebbero essere sottovalutati. In questo articolo facciamo una panoramica delle monete principali associate a BTC che vivono negli ecosistemi alternativi, e vediamo a che tipo di compromessi c’è da scendere per potere adoperare Bitcoin nei protocolli finanziari web3.

Bitcoin si sposta anche in DeFi: la nascita degli asset wrapped 

Non tutti lo sanno ma la moneta Bitcoin negli anni è stata introdotta forzatamente all’interno di altre infrastrutture blockchain, nell’intento di poter sfruttare la sua sicurezza e la sua solidità su piattaforme tecnologicamente più recenti. Il fine ultimo è quello di utilizzare il potere economico di BTC in DeFi, abilitando funzionalità assenti sulla rete principale a causa dell’impossibilità di scrivere smart contract. Ci riferiamo ad attività come depositare l’asset in una pool per ottenere un interesse, utilizzarlo come collaterale per il lending, e addirittura rafforzare la sicurezza di altre chain con lo staking.

In realtà la pratica di portare Bitcoin all’esterno della rete nativa non è recente, ma nasce nel 2019 con i primi “token wrapped. Si tratta di versioni che bloccano il sottostante ( BTC native) presso un’entità centralizzata, la quale in cambio emette un token rappresentativo su un’altra catena, come può essere Ethereum o BNB Chain. Il primo wrapped è stato WBTC, nonché quello ancora più diffuso con una dominance del 37%. A metà 2022 circa 283.000 BTC, oltre il 10% della supply circolante,  erano bloccati in cambio di WBTC.

Da lì in poi, a causa di alcune tensioni legate alle problematiche di custodia per il gestore Bitgo, l’interesse per questa versione ha iniziato a ridursi, lasciando spazio anche ad altre soluzioni. Ad oggi le maggiori monete wrapped dopo WBTC sono BTCB, emesso da Binance, e cbBTC emesso da Coinbase. Seguono altre monete minori.

BTC wrappedFonte dati: https://dune.com/yandhii/wrapped-btc-war

La narrativa dei liquid staking tokens di Bitcoin

Dalla seconda metà del 2024 in poi, oltre ai wrapped token, hanno iniziato ad emergere anche altri nuovi meccanismi per portare Bitcoin in DeFi. Uno di questi è quello dei liquid staking, ovvero un approccio che permette di utilizzare BTC e metterlo a rendimento senza rinunciare alla componente liquida. In pratica si ottiene uno yield semplicemente holdando un token rappresentativo, il cui valore è legato a quello di Bitcoin, che può essere impegnato contemporaneamente in vari protocolli DeFi.

La maggiore moneta rappresentativa di questa categoria è LBTC, gestita dal protocollo Lombard FInance. Vanta una supply di 15.900 BTC, ed è il quarto maggior token Bitcoin mintato su altre catene. LBTC, in modo simile ai wrapped token di cui abbiamo parlato sopra, viene emesso 1:1 con un deposito in BTC reale. Tuttavia, a differenza dei modelli classici basati su custodia centralizzata, il token di Lombard è supportato da un meccanismo di liquid staking costruito su Babylon, una piattaforma che offre uno yield su Bitcoin in modo nativo, senza uscire dalla sua chain principale.

BTC liquid staking – Fonte dati: https://x.com/sakshimiishra

Dopo la versione di Lombard vediamo molti altri competitor che presentano la propria moneta in versione liquida. Tra le maggiori citiamo pumpBTC, SolvBTC, uniBTC, mBTC, stBTC e swBTC.  

Le blockchain alternative che detengono più supply BTC 

In totale, se consideriamo tutte le blockchain alternative L1, rollups, sidechain e catena native ( Lightning Network), troviamo oltre 364.217 BTC bloccati/garantiti per un controvalore di circa $38,1 miliardi. Una cifra immensa che permette ad oggi di poter contare su una vasta gamma di opzioni per utilizzare Bitcoin in DeFi. Ad oggi la parte più consistente della supply di BTC portata fuori dal network nativo si trova su Ethereum, infrastruttura cardine del mondo della finanza decentralizzata. Qui vediamo ben 167.270 BTC divisi tra 25 asset differenti.

Al secondo posto c’è la BNB Chain, con 70.220 BTC su 18 token tra wrapped e liquid restaking. Chiude il podio Tron con 17,635 BTC, emessi solo da due controparti. A seguire, andando in ordine per valore bloccato, Base, Arbitrum, Berachain, Solana ed Avalanche. Tra i sidesystem non possiamo non citare Merlin che possiede oltre 16.000 BTC, assieme a Bsquared e Stacks. Fra le chain native invece merita di essere menzionato solo il Lightning Network, che però sta perdendo trazione rispetto ad altri network secondari.

Layers alternativi a BitcoinFonte dati: https://www.bitcoinlayers.org/layers

I rischi di portare Bitcoin in DeFi: ne vale davvero la pena?

Non dimentichiamo che, se da un lato utilizzare Bitcoin in DeFi può aprire delle golose opportunità di rendimento, dall’altra parte questa pratica presenta dei rischi notevoli. Rischi che, i massimalisti e gli storici sostenitori della decentralizzazione fanno ancora fatica ad accettare. Per quanto queste piattaforme possano essere innovative e sicure, c’è sempre da considerare il pericolo della controparte, e in aggiunta anche quello degli smart contract per le versioni restaked e per le successive interazioni in DeFi.

Non è la stessa cosa di utilizzare BTC nativo, il quale è trustless per definizione, resistente alla censura e indipendente da intermediari finanziari. L’obiettivo di renderlo produttivo, deve scendere per forza di cosa a compromessi che vanno ad intaccare la componente di sicurezza. Non siamo qui per giudicare nessuno, sta a voi scegliere se puntare più sull’efficienza del capitale o se continuare ad utilizzare Bitcoin per l’unico vero scopo per cui è stato mai creato, ossia garantire libertà ed autonomia nello scambio di valore.

Alessandro Adami

Laureato in "Informazione, Media e Pubblicità", è un giornalista iscritto all'albo dei pubblicisti, esperto in materia di finanza decentralizzata ed applicazioni web3. Investe e segue da vicino gli sviluppi dei progetti Ethereum e Chainlink.

Vedi Commenti

  • Alessandro, credo sia dovuta una precisazione.
    LBTC è un token di Bitcoin liquid‑staked (LST) emesso da Lombard Finance. Ogni LBTC è sempre 1:1 garantito da BTC reali, che vengono messi in stake su Babylon, generando rendimenti. Questo token è yield‑bearing, ovvero produce reddito passivo, ed è cross‑chain, permettendo di trasferire valore e partecipare in DeFi su catene diverse mantenendo tutta la liquidità del BTC sottostante

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    • Hai ragione, appena corretto. Grazie per la segnalazione

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